Descrizione
Sant’Antonio, nato a Lisbona nel 1195 e morto a Padova nel 1231, seppe unire ad una profonda cultura teologica, appresa negli anni giovanili presso i conventi agostiniani portoghesi, una grande bontà, spiritualità e mitezza, imparate nel secondo periodo della sua vita, quando s’innamorò della regola francescana. Dopo aver viaggiato e insegnato in molte città europee, egli terminò i suoi giorni a Padova (le sue reliquie sono tutt’oggi conservate nella Basilica a lui intitolata). Il suo culto venne introdotto dai Padri Conventuali, che si erano stabiliti in questa città pochi anni dopo la dipartita del santo. La devozione a Sant’Antonio da Padova, la cui festa cade il 13 giugno, si radicò fortemente in Italia e soprattutto nelle nostre zone.
L’esistenza della piccola chiesa situata nel centro di Piz è attestata nei documenti delle visite pastorali a partire dal 1627, anche se, in base ad altre fonti, è possibile desumerne un’origine ben più antica. Le condizioni in cui versava sin da allora il piccolo oratorio testimoniano una situazione di povertà e fatiscenza, tanto che il pievano Costantini, in una sua “Informatione” del 1636 arriva addirittura a mettere in dubbio l’esistenza di un interesse concreto degli abitanti per la loro cappella. Tale situazione di degrado fu sanata solo agli inizi dell’Ottocento quando, dopo un intervento di restauro e di consolidamento strutturale, la chiesa, rinnovata anche negli arredi sacri, venne nuovamente benedetta (1822). I problemi conservativi, però, non tardarono a farsi sentire tantoche, nel 1945, i fedeli di Piz ottennero il permesso di rifabbricare la chiesetta quasi completamente. Così, oggi, dell’originario tempio, probabilmente costruito con la tipologia e le tecniche architettoniche più diffuse in zona all’epoca della prima edificazione, rimangono solo le mura perimetrali. Infatti, la buona volontà dei paesani non è stata seguita da altrettanto spirito conservativo e sensibilità artistica, dato che l’intervento eseguito negli anni Quaranta ha determinato la radicale sostituzione dei pavimenti originari, e soprattutto l’asportazione dell’altare, probabilmente risalente al Seicento.
Attualmente la chiesetta è costituita da una piccola aula rettangolare il cui presbiterio, privo di abside e non rivolto ad est, come di consueto, è segnalato unicamente da un dislivello del pavimento. Le pareti interne sono movimentare da quattro lesene accentuate da cornici e campiture policrome, disposte in corrispondenza di archi fortemente ribassati che seguono l’andamento della volta soprastante, il tutto secondo uno stile di chiara matrice neoclassica.